CIBO E DIRITTI, LA FIAMMANTE AL BE POP A ROMA

In una sera di giugno, ai tavolini del Caffè Nemorense a Roma si parla di cibo e di diritti. In occasione dell’appuntamento “GOLA”, nell’ambito della rassegna Be POP al Parco Virgiliano, si affronta il tema serissimo dello sfruttamento nelle filiere agroalimentari, con il proposito “pop” di rendere gli argomenti accessibili e trasversali.

Dopo l’apertura del bravissimo Valerio Aprea con il folgorante monologo socio-gastronomico “Gola” di Mattia Torre, ecco il nostro Francesco Franzese a ragionare di filiere agroalimentari e lotta al caporalato con Fabio Ciconte, giornalista e direttore dell’associazione Terra! Onlus, coniugando esperienze personali con il racconto del modello La Fiammante. Modera il dibattito Alessandro Pieravanti, percussionista e cantastorie.

Non vogliamo vedere, non all’ora di cena soprattutto, ma sappiamo. Tutti sanno. I braccianti a giornata, italiani e non, che si spostano di regione in regione, non solo al Sud, seguendo la raccolta dei prodotti agricoli sono migliaia. Italiani e stranieri. Tutti ugualmente sfruttati. Ma, come sottolinea Fabio Ciconte, “le notizie spesso si fermano alle morti nei campi. Il nostro compito è ricostruire le cause dello sfruttamento dei braccianti e del caporalato”.

Vogliamo un cibo buono e pulito, possibilmente bio, ma non siamo disposti a spendere il necessario a garantire a tutti paghe dignitose. E la GDO, dal canto suo, schiaccia le filiere a partire da aste a ribasso e contratti irricevibili per qualunque azienda voglia operare rispettosamente. 

La legge contro il caporalato, recentemente approvata, inasprisce le pene ed estende la responsabilità al titolare dell’azienda agricola che sfrutta i lavoratori ma non agli altri attori della filiera: ai mediatori commerciali, a chi trasforma il prodotto, a chi lo distribuisce e lo vende. E soprattutto non tiene conto del fatto che lo sfruttamento è parte di un’economia malata, che pretende di pagare il pomodoro o le arance a centesimi e gli animali interi a pochi euro. 

È un problema culturale che dal 2011, assieme a OP Mediterraneo, La Fiammante prova ad affrontare su due lati, innanzi tutto eliminando il ruolo dei mediatori commerciali. La Fiammante stringe accordi diretti con gli agricoltori e riconosce loro un prezzo concordato in largo anticipo sulla campagna (del 30% più alto del compenso pattuito a livello nazionale) fuori dal gioco al massacro della negoziazione continua, e prevede anticipi che aiutano le aziende agricole a sostenere gli enormi costi di impianto e conduzione. 

 

Sul versante della raccolta, poi, La Fiammante promuove l’impiego delle macchine (una soluzione radicale ma necessaria in una realtà squilibrata e dura come quella del mercato attuale) e sostiene gli agricoltori in caso di avversità climatiche, sempre più frequenti. 

Un modello efficace che rappresenta una strada percorribile da tutti, a partire dalla più totale trasparenza e da pratiche educative lungo tutta la catena di fornitura. Un modello auspicabile e possibile.